venerdì 21 ottobre 2016

TAPAS LA VUELTA A ESPANA DALL'ATLANTICO AL MEDITERRANEO



Si fa presto a dire Tapas!  Tapas è un termine spagnolo generico che raggruppa diverse tipologie di piccole porzioni di cibo da consumare seduti o  in piedi, con fiumi di birra, vino o sangria, andando da un posto  all'altro, ridendo e scherzando e ballando e, soprattutto, tirando tardi,  in quel modo tutto spagnolo detto appunto "ir de tapeo". 
Per la precisione però, le  Tapas, propriamente dette,  sono piccole porzioni di un piatto intero (infatti nei menu si legge: raciòn o tapa, cioè piatto intero o piccolo) che si mangiano seduti, in un piattino, con le posate. Sia tradizionalmente che ai  fini della nostra gara non devono essere finger food concepiti come tali ma devono essere veri mini-piatti. Es.: un pezzetto di tortilla e’ una tapa, un mestolo di zuppa e’ una tapa, un biscotto salato non lo e’.
Nell'ampia categoria delle tapas compaiono i  Pinchos (da non confondere con i Pintxos baschi), che  sono invece finger food che si infilzano con uno stuzzicadenti- di ogni foggia e misura-  e si mangiano in piedi, al bancone del bar. Quindi, a differenza delle Tapas, i Pinchos nascono per essere mangiati in un solo boccone, con piena fantasia nella scelta degli ingredienti. L’unico limite e’ la consistenza, visto che lo stuzzicadenti e’ essenziale (altrimenti i baristi non sanno fare i conti, visto che al posto del blocchetto delle ordinazioni ci sono gli stuzzicadenti vuoti)
Infine ci sono i  Montadito,  fettine di pane o panini mignon su cui viene assemblato ogni ben di Dio, a seconda della fantasia di chi li prepara. Essenziale, quindi, è il pane o simili. (vedi articolo  Mtc60)  

Troppo facile eh? non sia mai detto! All'Mtc ci si deve complicare un po' la vita, altrimenti che gusto c'è? Bisogna creare una tapa, un pincho e un montadito che abbiano lo stesso comun denominatore, cioè un legame fra loro, ispirato a qualsiasi cosa ci passi per la mente, l'importante è che abbia senso e che venga ben collegato ed espresso poi nelle preparazioni. E qui scatta la febbre da Mtc, soprattutto se bisogna onorare la più pazza delle emmeticine, la mitica Mai, una che ti vince la sfida sugli gnocchi con le "gnoccozze", gnocchi neri a cui ha dato la caratteristica forma dei mitili tanto amati dal marito.
Come fai a competere in originalità e simpatia? Allora vai sul sicuro, su quello che conosci, sul filo dei ricordi, ricordi di viaggio, dei viaggi in Spagna, per la precisione, che ho girato abbastanza in lungo e in largo ma i luoghi che mi hanno affascinato maggiormente sono stati  la Galizia, il Cantabrico e i Paesi Baschi e l'Empordà in Catalunya, la terra di Mai. (Mi mancano tante zone comunque, per esempio l'Estremadura e i Pirenei che mi attraggono moltissimo)
Ecco allora, dopo gli gnocchi Giro d'Italia, per la sfida precedente,  la Vuelta a España! Un giro di Spagna cultural gastronomico dall'Atlantico al Mediterraneo, dove la principale fonte di ispirazione è il mare, declinato secondo le eccellenze culinarie dei luoghi coinvolti.  Per puro caso, inoltre, ho scoperto che la Vuelta 2016 ha toccato proprio le mie tappe!!



Protagoniste dunque alcune regioni iberiche estreme e di confine, connotate da carattere fiero e ribelle:  la Galizia col suo pulpo galego nella mia variante con  le patate ridotte in purea, aromatizzata al limone e il pimentón (paprica affumicata) di Murcia per le tapas - San Sebastian, Paesi Baschi con un montadito di pane al nero di seppia, ispirato al  bacalao al pil pil, specialità basca,  con cui ho farcito i  pimientos de piquillo di Lodosa, Navarra;  infine, per i pinchos, le acciughe de L'Escala, Catalunya, scoperte proprio grazie alle raccomandazioni di Mai, interpellata prima del viaggio, perché non ci sono solo le acciughe del Cantabrico! Co-protagonista: il  chorizo de Bellota (il mio d' Extremadura).


TAPAS INFINITO GALEGO
(sperando che Leopardi non mi fulmini)

Sempre caro mi fu quest'ermo scoglio
e questa gente, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma vendendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste onde, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il tapear m'è dolce in questo mare

In principio fu il polpo, il polpo alla galega (secondo l'idioma galiziano e non gallega che è castigliano, cioè spagnolo corrente), di cui sono ghiotta.
E' stato il primo pensiero associato alle tapas e da lì ho sviluppato tutto il resto.
La Galizia mi è rimasta nel cuore  per i suoi bellissimi paesaggi, le baie, le spiagge sconfinate  e le straordinarie scogliere, le architetture tipiche delle case cittadine con i balconi chiusi e riccamente intarsiati per proteggersi dai forti venti atlantici, per la sua  gastronomia ricchissima e un vino eccellente, considerato il miglior bianco di Spagna: l'albariño,  ma  anche per i  piacevoli ricordi  di situazioni rocambolesche che si sono succedute durante il viaggio, che potevano volgere al drammatico, risoltesi invece brillantemente, e pertanto maggiormente gustate.
Come quando, sbadatamente, giungemmo  a Sanxenxo, affollata località balneare dal nome quasi impronunciabile, esattamente nel weekend di ferragosto alle h 18, senza prenotazione alberghiera naturalmente, dopo una lunga e faticosa giornata di viaggio,  e quando ci presentammo  all'ufficio del turismo, ci scoppiarono  a ridere in faccia!! Ci dettero una lista di possibili alberghi disponibili e buona fortuna!
Dopo quasi due ore di giri a vuoto, rassegnati a dormire in macchina, notammo un'insegna verso le colline: Hotel Seixalvo, 2 stelle. Incominciammo a  ridere, Sei salvo a San sexo, e ci dirigemmo verso l'hotel, sperando che fosse la volta buona.
All'Hotel Seixalvo, un modesto ma dignitoso hotellino in collina con vista sulla baia,  eravamo veramente SALVI! Accolti da un signore simpaticissimo e ciarliero che ci mostra "l'instalacion" e ci ubriaca di informazioni, regole e orari. Inoltre dopo aver preso i documenti ci chiamava per nome di battesimo  "Patrissio" e Maria Cristina (io il Maria me lo ricordo solo quando devo firmare qualche documento ufficiale!).
La mattina a colazione era come essere in un collegio o in una caserma militare, nessuno fiatava, odore di disinfettante ovunque, servizio spartano con marmellate,  fette biscottate e  brioches contate ma ci siamo divertiti un sacco, ci siamo rimasti due notti, si conversava persino con la nonna che stazionava fissa con la sua sedia nel bel mezzo dell'ingresso dell'hotel, lei  parlava solo galego  e noi italiano, ci si intendeva che era una meraviglia! Un luogo mitico, l'abbiamo rammentato per anni!

Ingredienti per 8-10 tapas

1 polpo da 800 g
400 g di  patate gialle
1 limone non trattato
2 spicchi d'aglio
100 ml d'olio extra vergine d'oliva
acqua, sale qb
pimentón  (paprica affumicata) + paprica dolce qb
qualche rametto di rosmarino

Io cuocio il polpo nella pentola pressione con un dito d'acqua soltanto. 20 minuti dal fischio ed è pronto. Lo lascio raffreddare nella sua acqua, assaggio e di solito è sapido al punto giusto, non è necessario aggiungere sale. Non lo privo delle ventose, né lo spello completamente, lo si priverebbe di tanto gusto, tolgo solo un po' di pelle collosa alla congiunzione dei tentacoli con la testa.
Nel frattempo,  sbuccio e taglio a fettine l'aglio, lo metto nell'olio, porto a 50° C per pochi minuti e poi lo lascio raffreddare e insaporire per ventiquattr'ore, aggiungendo eventualmente un piccolo rametto di rosmarino.
Lavo ma non asciugo le patate, le bucherello e le cuocio senz'acqua, in microonde, potenza massima 6-8 min. a seconda delle dimensioni, girandole a metà cottura.
Le sbuccio calde, le passo nello schiacciapatate e poi le metto in un pentolino, diluisco con un po' d'acqua calda, condisco con olio, una generosa grattugiata di scorza di limone, regolo con poco sale.
Metto un paio di cucchiaiate di puré caldo in una ciotolina mono porzione, ci accomodo sopra alcune fettine di polpo ancora caldo, condisco con l'olio all'aglio, cospargo con un mix di paprica dolce e affumicata (o solo affumicata se si gradisce un gusto più aggressivo) e guarnisco con un ciuffetto di rosmarino fresco.



MONTADITO PIL PIL


Crepuscolo marino,
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia ,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
Le onde dicono alla costa salda:
tutto sarà compiuto.

Pablo Neruda, Ode alla speranza

L'Ode alla speranza di Neruda è una poesia a cui sono molto legata, scoperta in un momento molto riflessivo e di grande sensibilità della mia vita.
Il mare è fonte universale di ispirazione poetica, fonte di vita e di morte, di lotte e speranze e di sogni affidati alle onde e all'infinito, diverso da quello leopardiano ma sempre evocativo di pensieri, sogni e ricordi. Questo mi hanno ispirato i Paesi Baschi affacciati sul mare, forse visitati a fine stagione, con cielo grigio e tempo piovoso, in un'atmosfera ovattata e struggente che mi ha lasciato una sorta di mestizia mista a malinconia, rincuorata però dalla speranza, proprio come nella poesia di Neruda.
A San Sebastian, tempio della migliore gastronomia ispanica, ho assaggiato un' interpretazione già modernizzata del tradizionale bacalao al pil pil, che altro non è che del baccalà cotto in olio e tanto aglio, che diventava una salsa cremosa. Non ho ancora  scoperto però cosa significhi pil pil!
Ho pensato di scorporare gli ingredienti e di infilare il baccalà mantecato nei peperoncini del piquillo, come quelli che prepara Angelo Torcigliani nel suo ristorante Il Merlo, a Camaiore, di cui mi ero innamorata.  Il pane nero è venuto da sé per esigenze cromatiche e comunque, ha il mare dentro, perché non è carbone ma nero di seppia. Il pil pil l'ho reso con una maionese all'aglio, preparata con latte e olio extravergine d'oliva, senza uova.
E i piquillo? trovati e forniti con grande tempestività, su mia richiesta,  dal simpaticissimo Luca Benigni, titolare insieme alla sua famiglia della gastronomia L'angolo del Buongustaio,  del Mercato Centrale di Livorno, o delle Vettovaglie che, va detto, è poco conosciuto ma è il più grande d'Europa!

Si tratta di una varietà botanica unica ed autoctona della Navarra.  Piccoli, piccanti e di colore rosso intenso, lunghi 8-10 cm, da crudi, sono molto amari ma grazie alla pratica tradizionale di arrostirli su braci a legna, perdono la loro amarezza e mantengono la loro carnosità e  il loro aroma speciale, delicato, con retrogusto di arrostito e diventano un prodotto gastronomico eccellente e molto ricercato. Vengono confezionati in scatola o in contenitori di vetro, che dovranno presentare la corrispondente etichetta con il nome della Denominazione d'Origine Pimiento del Piquillo di Lodosa, così come il logotipo della Denominazione d'Origine, in vigore dal 1987.


Ingredienti per 8-10 montaditos

per il pane:
250 g di farina 00
80 ml d'acqua
8 g di nero di seppia
3 g di lievito disidratato
2 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
un pizzico di sale
un pizzico di zucchero
guanti!

per i piquillo
1 confezione di peperoncini del piquillo conservati
200 g di baccalà già ammollato
1 patata piccola (80 g ca)
2 cucchiai di latte
olio extravergine d'oliva aromatizzato all'aglio (vedi sopra)

per la salsa pil pil
4-5 spicchi d'aglio
150  ml di latte
100 ml di acqua
80 ml di olio extravergine d'oliva delicato
un pizzico di sale

rametti di origano fresco per decorare

Come prima cosa ovviamente prepariamo il pane. Setacciamo la farina col lievito e lo zucchero in una ciotola capiente. Versiamo un po' d'acqua dove avremo sciolto il nero di seppia,  l'olio e iniziamo a mescolare. Quando prende consistenza iniziamo ad impastare (coi guanti!!), aggiungiamo anche un pizzico di sale, lavoriamo brevemente fino ad ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso, formiamo due filoncini, mettiamoli su una teglia, foderata di carta da forno, a lievitare fino al raddoppio. cuociamo in forno a 170° C per 20-25 minuti.

Durante la lievitazione e la cottura del pane, cuociamo il baccalà nel microonde a potenza massima per 5-6 minuti. Spelliamolo e tritiamolo finemente, poniamo la polpa in una ciotola.
Cuociamo anche la patata nel microonde, vedi sopra, peliamo e passiamo nello schiacciapatate. Mantechiamo il baccalà tritato con la pure di patata, un po' di latte e olio, regoliamo di sale se necessario.
Mettiamo il composto in una sacca da pasticceria e farciamo con pazienza i piquillo, che sono delicatissimi e si rompono facilmente.
Prepariamo anche la salsa pil pil facendo cuocere per cinque  minuti circa gli spicchi d'aglio, sbucciati, spaccati in due e privati dell'anima, nel latte e 120 ml d'acqua. Scoliamoli e schiacciamoli con una forchetta. Mettiamo l'aglio nel bicchiere di un frullatore con i restanti 30 ml di latte, iniziamo a montare con il frullatore a immersione come per una normale maionese, versando a filo l'olio fino a che si crea un'emulsione spumosa e consistente. Regoliamo di sale.

Tagliamo a fette in senso obliquo il pane nero, tostiamolo un poco in forno, spalmiamo un po' di salsa sulla superficie, adagiamo un piquillo intero o tagliato a metà (per facilitare il morso!) e guarniamo con foglioline di origano fresco.


PINCHOS D'ACCIUGHE GALEOTTE

.....noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.

E s'è scomodato pure il divino padre della lingua italiana! Proprio in virtù della celebre frase, che l'Alighieri fa pronunciare a Francesca,  nel memorabile canto dell'Inferno dove compaiono, nel girone dei lussuriosi, gli sfortunati amanti, Galeotto, anche con la minuscola, è divenuto sinonimo di "sensale d'amore"  cioè persona, oggetto o situazione che ha favorito il nascere di una relazione amorosa o d'amicizia.
Le acciughe sono state galeotte per la mia amicizia con Mai! E' scoccato un vero colpo di fulmine quando finalmente ci siamo trovate de visu alla presentazione del primo libro dell'Mtchallenge a Genova, L'Ora del Paté, dove compariva una mia ricetta di paté d'acciughe. .
Tutto merito delle acciughe! Prima di Genova, ci conoscevamo solo virtualmente, grazie alla raccolta Un'acciuga al giorno. Un bel giorno Mai mi aveva sorpreso, mi aveva chiesto l'indirizzo di casa, doveva spedirmi una cosina che aveva visto e aveva pensato a me. Prima ancora di esserci conosciute di persona! Troppo carina!! Mi mandò due cacavelline deliziose in ceramica, a forma di lattina d'acciughe,  che ho immortalato in alcuni post a lei dedicati naturalmente.


Un anno fa, dovendo programmare un viaggetto nell'Empordà, Catalunya, mi sono rivolta a lei per avere consigli e suggerimenti cultural-gastronomici. Fra questi, mi furono raccomandate da Mai le acciughe de L'Escala, non così celebri come quelle del Cantabrico ma altrettanto eccellenti e più accessibili a livello costi, che ho sono sparite da tempo ma che ho ri-ordinato per l'occasione!!
L'Empordà è uno spettacolare lembo costiero situato a nord di Barcellona e che si snoda fino al confine con la Francia, in un tortuoso susseguirsi di scogliere impervie e paesini gioiello incastonati in strette baie, fra cui brilla il più prezioso, nella baia più ampia e profonda:  Cadaquès, un vero incanto,  di cui mio marito ed io ci siamo innamorati a prima vista, con buona pace di Dalì che era ed è la sua attrazione principale avendone fatto il buen retiro della sua vecchiaia.

Ingredienti per 24 pinchos

24 acciughe fresche
60 g di pane casalingo posato (peso al netto della crosta)
30 g di burro
10 fettine di chorizo de Belota al pimentón
4 acciughe sotto sale de l'Escala 
qualche foglia di alloro fresco
semolino e olio extravergine d'oliva qb

Puliamo, sfilettiamo le acciughe togliendo la testa ma mantenendo la coda (aiuterà la chiusura dei rotolini) e apriamole a libro, immergiamole in acqua e ghiaccio per 10 minuti per purificarle. Scoliamole su carta assorbente.
Dissaliamo e sfilettiamo le acciughe sotto sale, facciamole sciogliere  nel burro, a fiamma bassissima, amalgamiamo burro e acciughe col pane, lavorandolo con le mani in modo che si impregni perfettamente e uniformemente.
Formiamo delle palline grandi come una nocciola e poi schiacciamole in modo da ottenere dei cilindretti calibrandoli con la larghezza dei filetti di acciughe fresche. Poniamole a compattare in frigorifero per almeno un'ora.
Tagliamo il chorizo a striscioline di misura appena inferiori alla lunghezza e larghezza delle acciughe.
Chorizo de Bellota grazie a Luca, come i piquillo

Passiamo i filetti di acciughe nell'olio, paniamole con il semolino, stendiamo una fettina di chorizo su ogni filetto, mettiamo al centro il cilindretto di pane burro e acciughe, arrotoliamo e posizioniamo su una teglia, oliata e cosparsa di foglie d'alloro, i rotolini con la parte della giuntura dei filetti sul fondo, così non sarà necessario chiuderli con uno stecchino.  Cuociamo in forno a 180° C per 8-10 minuti, inebriamoci del profumo che si spande per la cucina e pregustiamo l'assaggio!!



PS: avendole esibite  prima ancora di preparare i pinchos, ho dovuto assolutamente utilizzare le forchettine a forma di lisca appena acquistate. Sono però in acciaio, un po' pesantine dunque, non proprio perfette per questi rotolini d'acciuga, troppo leggeri.
I pinchos non sarebbero male neanche infilzati nelle foglie d'alloro o rametti di rosmarino spogliati degli aghi, con un solo ciuffetto all'estremità:



CONCLUSIONE:

Alla fine, mi son fatta prendere la mano dai ricordi e dall'ispirazione del momento, e mi rendo conto che i comuni denominatori di queste tapas, montaditos e pinchos sono multipli: in primis la vuelta à Espana dall'Atlantico al Mediterraneo con i suoi riferimenti gastronomici, e il mare fondamentalmente, ma anche i sentimenti poetici che gli infiniti orizzonti di questo ispira a tutti noi .....

........uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
Le onde dicono alla costa salda:
tutto sarà compiuto.















28 commenti:

  1. Cara Cristina,
    non mi soffermerò sul polpo anche se mi piace tantissimo, neanche sul pane nero con il peproncino ripieno e ancora meno sui rotolini di acciughe (le mie preferite, te lo confesso) ma sulla poesia con la quale ho sempre avuto un rapporto conflittuale e adesso, a 54 anni mi dispiace e non poco. L'ho sempre vissuta come qualcosa di artificioso, imbarazzante,eccessivo e lontano ma vista così è un filo che conduce all'intimità, alla profondità del pensiero, all'attimo che puoi anche non cogliere ma se lo cogli allora non è altro che una mano tesa...
    Per buon Leopardi invece: due risate averebbero fatto bene anche a lui !
    Mi hai fatto venire la voglia di fare un viaggio in Spagna fuori dalle solite mete.
    Un abbraccio,
    Marina

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    1. Bene, grazie! sono felice che tu abbia apprezzato il lato poetico di queste tapas e l'irriverente ma ironico scherzetto a Leopardi ;-)

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  2. Ma che belli, sempre bravissima!! Stamani ho già fame e le tue immagini sono troppo golose ... Mi incuriosiscono soprattutto le acciughe con il chorizo, devono essere spettacolari!

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    1. niente male davvero Fabio, quella lieve sfumatura affumicata che acquisiscono e il cuore morbido e sapido, ne fanno un bocconcino davvero sfizioso.
      Grazie!

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  3. Già detto altrove...ecco qua un bel podio! Cristina le tue proposte sono sempre un intero corso di cucina...un compendio di tecniche ma non di tecnicismi fini a se stessi ma perfettamente equilibrati con la 'realizzabilità' per chi volesse replicare. Insomma grande ammirazione!

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  4. Già detto altrove...ecco qua un bel podio! Cristina le tue proposte sono sempre un intero corso di cucina...un compendio di tecniche ma non di tecnicismi fini a se stessi ma perfettamente equilibrati con la 'realizzabilità' per chi volesse replicare. Insomma grande ammirazione!

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  5. Ogni tua proposta è un arricchimento di conoscenza ed emozioni. Hai reso l'amore per il mare e per il suo infinito di cieli e orizzonti attraverso la scelta accurata delle tue tapas. E da una che il mare lo porta nel cuore e negli occhi, arrivare qui, coccolata dal profumo salino di queste proposte, è come tornare a casa. Bravissima come sempre

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  6. Ti aspettavo, sister! Tu non deludi mai e,anche stavolta, ti sei espressa in maniera magistrale

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  7. Qui parte la standing ovation, hai fatto tra capolavori in miniatura. Per me sei sul podio insieme a Paola Sabino :)

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  8. Il mare, comune denominatore di tante tradizioni, storie, vite, è lui stesso poesia. Una poesia che emoziona , che accomuna, che arricchisce, anche attraverso queste tue meravigliose tapas, così dense di significati diversi..e non posso non sorridere immaginando il vecchio albergatore ciarliero che vi subissa di discorsi...mi riporta l'immagine di Giorgio, che aveva il ristorante il Faro a San Vincenzo, non so per quale percorso mentale ho rivisto lui nella stessa scena che hai descritto, grazie al potere evocativo della tua scrittura. Inutile dire che come sempre i tuoi post sono didattici, si impara sempre e molto, per cui grazie, davvero di cuore, e complimenti sinceri. Intravvedo gradini di un podio in lontananza....

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  9. Cristina come sempre le tue proposte sono spettacolari e da te imparo sempre e con il pesce ho tanto da imparare
    Delizioso il tuo polpo, ma quei pincos di acciughe mi hanno stregato per non conoscevo che bisognasse passare le acciughe in acqua e ghiaccio ..... e come metterle a congelare?
    Grazie e anche per me sei assolutamente da podio

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    1. No Manu, acqua e ghiaccio o acqua molto fredda servono a far spurgare il sangue e togliere un po' del gusto ferroso delle acciughe. Se provi, noterai che la polpa si schiarisce dopo l'operazione. Grazie per essere passata :-)

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  10. Grazie provero` sicuramente perché le acciughe le uso spesso infatti ci sono anche nelle mie tapas e questo procedimento proprio non lo conoscevo
    Buona domenica Manu

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  11. Guarda, una figata pazzesca. Si può dire? Questa va nel libro, che in realtà sta diventando un volume dallo spessore pazzesco, delle cose da fare al più presto, per incantare gli amici e sorprenderli con effetti speciali.
    Stratosferica come sempre.

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  12. Bellissimo questo "Giro di Spagna in 3 tapas" davvero molto interessante!!! Le ricette poi di gran livello (come tutte quelle che fai tu!!!)! Bravissima!!!

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  13. Cri, sul mare tu non hai rivali!! Tapas golose ed eleganti come al solito, post non scontato. La prossima volta insieme a Dante puoi scomodare anche la sottoscritta, non in quanto poeta ovviamente ma come assaggiatrice 😁😁
    Baci!

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  14. Bellissimo e poetico!!! Anche ii stavo comperando quelle bellissime forchettine!!! Complimenti per tutto quanto! :-)

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  15. Bellissimo e poetico!!! Anche ii stavo comperando quelle bellissime forchettine!!! Complimenti per tutto quanto! :-)

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  16. Quanto mi sono divertita a leggere il tuo post. Sarà che la Spagna è nel mio cuore da sempre ed è un leit motiv che ritorna nella mia vita, dall'Andalusia dove ho vissuto, alla Catalunia e Barcellona che sono diventate la nostra seconda casa quando Alice era solo un bebé e poi il nord, la Cantabria, i paesi Baschi, il camino di Santiago (che è un sogno che ritorna e che vorrei rendere reale). Insomma ho viaggiato con te, ho riso e mi sono emozionata.
    In più ho goduto di questi meravigliosi piatti che realmente cantano una ode a questo paese così vasto e meraviglioso di cui non ci si stanca Mai!
    Un post magnifico Maria Cristina! Come sempre direi.
    Bacione grande, Pat

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  17. Un mare di sapori e di profumi. Una gioia per gli occhi e per il palato.
    Quel che tu prepari mi fa sempre venire voglia di mangiare e anche di cucinare :)

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  18. E ora io voglio partire!!! Subito... Che meraviglia leggere i tuoi ricordi di viaggio. E se la Galizia ce l'ho in mente da un po', quel paesaggio basco che hai descritto lo sento proprio affine al mio animo, mi sono innamorata attraverso le tue parole. Scelta la meta per il prossimo viaggio :-)
    Le ricette sono come sempre da maestra, ma quel polpo soprattutto mi chiama languido dalla sua ciotolina. La cottura in pentola a pressione non mi ha mai convinta molto ma se la fai tu la provo di sicuro!
    Grazi...Maria Cristina? Proprio non ti ci vedo con questo nome!! :-D

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  19. ma qui c'è sempre tanto da imparare, deliziose tapas! e poi quei pesciolini! ...passa a trovarmi quando vuoi!!!

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  20. Io che passo poco ormai dai blog altrui me ne pento e mi contristo. Come scrivi bene Cristina! Che bei post che fai! E che ricette meravigliose. Leggere questo post, a quest'ora, è stato come un sogno. Ti ringrazio...

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  21. Cristina che meraviglia! Proposte originali e sfiziose, un post generoso coredatto di poesie e riferimenti, foto come sempre bellissime. Tutto stupendo, complimenti!

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  22. Cara la mia Maria Cristina :)
    per le rime ti rispondo nei premi :)
    ma per ora fammi godere la poesia vera di questo post, che trapela al di sotto dell'ironia gentile con cui temperi una bravura stellare. Citi i luoghi della Spagna che amo di piu': in Galizia ci si va per far figure di m.., evidentemente :) a me avevano chiesto se gradivo i mecojones, visto che la pronuncia di "cozze", in Gallego e' quella. Ero a un gala cocktail e non ti dico lo sconcerto. Il giorno dopo, ho chiamato il santuaorio di Poyo Poya, per tutto il tempo (e tutti a chiedermi se avevo apprezzato il campanile, e io che non capivo). Albaro a Genova e' l'equivalente dei Parioli e come li ci sono i pariolini, qui ci stanno gli albarini e non ti dico le sbronze di albarino, giustificate dall'omonimia. Ma e' il mio luogo del cuore e se mai torneremo in Europa, Giulio sa gia' che sara' la Galizia il posto dove andremo a vivere. Sempre che mi ci vogliano di nuovo.
    Nei Paesi Baschi sono andata per tapas con Fabio e Annalu (leggasi= ci siamo sacrificati per la patria, non abbiamo saltato un bar), di Barcellona e' meglio che non parli. E in generale sarebbe meglio che parlassi di meno, ma con questo post hai innescato tanti di quei ricordi che ormai sono un fiume in piena... e invece e' di mare che bisogna parlare, qui da te.
    Che dire? stavolta hai scelto la tradizione, seppure co qualche twist- e lo scenario e' perfetto, per far risaltare la prova dell'eccellenza, mai evidente come quando ripercorri le strade degli altri, variandone curve e anfratti, con guizzi personali che lasciano solo intuire la prondita; della tua preparazione, della tua cultura, di un sapere a tutto tondo che ammanta di credibilita' (e di ammirazione) tutto quello che fai.
    Un cammino di Santiago, per restare nell'ispirazione, che nel tuo caso ci porterebbe ogni volta ad esplorare dintorni sconosciuti- ma sempre costieri- restituendo vigore a cio' che nuovo non e' piu', ma che sotto il tuo tocco magico rinasce a nuova vita.
    Superlativa, come sempre.

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  23. "Sei salvo a San sexo… "! Ahahahahahahahah!! Questa è da premio MTC!!!
    La Galizia incanta a tutti, se ci vai con lo spirito giusto è ancora più facile, anche se non ci si può resistere a una terra e un mare così maestosi e gratti con gli umani! Per non parlare della gentilezza semplice dei Galegi, io li amo e poi il galero assomiglia un po' al catalano sai? Questa tua Vuelta a Espana mi ha fatto venire tanta nostalgia di casa, ma anche tanta alegria di veder come ci sono persone capaci di apprezzare ogni dettagli e farne tesoro. Ricordo il tuo viaggio… ricordo che ti parlai delle asciughe de l'Escala i de Cadaques. E ricordo, come no le ciotoline!
    Ma tutto ciò che hai messo in moto per queste tapas è veramente emozionante, e tra tappa e tappa un sorso di poesia…ma che bello Cristina!
    Dillo però che hai lo spacciatore di fiduccia, io da che vivo in Italia non sono riuscita a trovare robe decenti, perciò che aspetto sempre ad andare dai miei in macchina, per poi tornare carica di tutto e di più (che poi va finire che esisto tutto tra amici e parenti pugliesi, sai com'è…) Ma tornando al montadito, perché al pimento del pichillo mi riferivo… sai che proprio una delle versioni che più piace è proprio quella ripiena di baccalà? Ma tu sei andata oltre, altro che oltre oceano, ma hai avuto la genialata di servirlo su un pane al nero di seppia e se non era poco fissato a questa con una salsa al pil pil!!
    Se ti può servire, riguardo al pil pil, posso dirti quello che so io, ed è che verrebbe ad essere il rumore della cottura del bacala nel'olio. Vale a dire, delle bolicine che si formano e che fano "pil-pil" a misura che il baccalà lascia andare la sua gelatina, quella che mescolata all'olio diventa salsa con la quale poi accompagnano il baccalà.


    p.s.: Dimmi che adesso l'ha preso!!!
    besos

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HANNO ABBOCCATO ALL'AMO