venerdì 27 marzo 2020

10 ANNI DI POVERIMABELLIEBUONI


10 anni di Poverimabelliebuoni e nessuna voglia di festeggiare, non mi va neanche un bicchiere di spumante per brindare alla ricorrenza e per scacciare la tristezza e l’angoscia che ci accompagnano quotidianamente da settimane. Anzi, quasi quasi me ne stavo scordando, ma contando i giorni che passano e notando le date per scandire il tempo come i carcerati, durante questa reclusione forzata dovuta all’emergenza sanitaria, due giorni fa mi sono accorta che si avvicinava il 27 marzo, data di creazione del blog, AD 2010.

Il primo header con foto presa dal web e sistemata da mio cognato fotografo perché io gli sgombri li facevo diventare anguille allungando la foto!!! 




Mi sono chiesta che avrei fatto in tempi normali. Eppure fino a metà febbraio circa, sembravano ancora tempi normali , almeno per noi in Toscana, ma già si temeva il dilagare dell'epidemia e l'ultimo dei miei pensieri era il compleanno del blog. Sarebbe stato divertente organizzare un evento, ospite in cucina di qualche amico chef di quei ristoranti che hanno sempre dimostrato affetto per Poverimabelliebuoni magari con un bell’acciuga party che è in stand by da anni o acciughe e champagne? Ma il condizionale passato mai come ora è l’inutile e triste tempo dei rimpianti..

Vista la situazione, sotto data mi sarei potuta inventare qualcosa, avrei potuto proporre un flash mob acciugoso fra blogger ma con quale coraggio?? Oppure avrei potuto cucinare semplicemente un piattino ad hoc, fare una bella foto, scrivere il solito post celebrativo, ma ora non ho voglia neanche di sentimentali amarcord, di carrellate di foto e ricordi di momenti salienti come usa fare in certe ricorrenze. Non ne sento il bisogno. Del resto, basta scorrere la barra del menu del blog o l’archivio ricette, la sua storia è tutta qui, post dopo post, ricetta dopo ricetta, contest, pubblicazioni, eventi, reportage. Mi sono anche chiesta se fosse il caso di pubblicare questi pensieri. Sto tenendo un diario privato, anche il blog è un diario, quindi, perché no?

Sto bene, mi sento fortunata e grata, sono a casa, al sicuro, in un bell’appartamento con vista mare, in una quadrifamigliare dove viviamo da soli, mio marito ed io, perché gli altri appartamenti appartengono a vacanzieri. Stessa situazione nelle case intorno, ci sono poche famiglie residenti. C’è un silenzio irreale, interrotto solo da qualche voce ovattata qua e là, l’abbaiare di un cane, una macchina ogni tanto. Come vorrei sentire un martello pneumatico che mi ha sempre rotto le scatole la mattina, quando attaccavano i lavori di ristrutturazione in qualche casa intorno e che gli tiravo gli accidenti perché ogni anno, puntualmente, nel momento più bello, in primavera, c’è una nuova ristrutturazione. Come mi piacerebbe lamentarmi per il rumore, per i vicini chiassosi, per il motorino puzzolente che sfreccia mentre fai una passeggiata intorno a casa e ti spacca i timpani o il camion della spazzatura che pare aspetti proprio te sul cancello per passare.

Devo solo preoccuparmi di organizzare la nostra nuova vita, pulire, sanificare ossessivamente ogni cosa, ottimizzare la spesa, uscendo il meno possibile, usufruendo di servizi a domicilio, pensare all’alimentazione, fare un po’ di salutare movimento in giardino o col tempo brutto un po' di ginnastica in casa. Leggo libri, finalmente, faccio lavoretti che rimandavo da tempo e cerco di resistere alla tentazione di stare troppo sui social ma a volte è inevitabile ed è corrosivo.
Ci tocca immensamente quello che vediamo in tv o apprendiamo da chi sta vivendo il dramma più cruento in prima linea, soprattutto in Lombardia, dove vivono i miei genitori anziani. Sono molto in ansia per loro, chiusi in casa da soli, mia sorella a duecento metri per fortuna, ma ho anche parenti, amici, alcuni anche in trincea negli ospedali. Un incubo. Una guerra. Ecco, a proposito di guerra, mi sono sempre augurata di non doverne mai conoscere una nella mia vita ma questa è molto simile. E’ qualcosa che sta drasticamente cambiando il nostro modo di vivere e di interagire. Navighiamo a vista, spaventati, angosciati e attoniti di fronte allo sviluppo drammatico di questa pandemia globale, preoccupati per il futuro, se saremo sempre qui a viverlo. Ormai ho ridotto i miei pensieri ai minimi termini. A tratti, un'ansia incontrollabile mi attanaglia le viscere, come i primi giorni, ora mi alleno ad essere fatalista..

Probabilmente dovremo convivere con questo nemico invisibile per molto tempo, e se mai si troverà un vaccino o miglioreranno le condizioni sanitarie e sarà più facile curarsi, non so se torneremo mai alla nostra vita precedente; sicuramente ci adatteremo, modificando i nostri modi comportamentali sia nel privato che nell’interazione sociale e forse cambierà il nostro stesso pensiero. Saremo migliori di prima? Ci servirà da lezione? chissà.. Oggi ho sentito in tv un paragone con una delle tante epidemie di peste dei secoli passati, a Firenze nel 1300, a cui è seguito nientemeno che il Rinascimento. Certo, ma parliamo di decine di anni, sicuramente i nostri figli vedranno il nuovo Rinascimento e la datazione BC assumerà un nuovo significato? Oppure ne sarà coniata una nuova : BC19, ovvero Before Covid-19?

Via, basta, ho cambiato idea, vado a mettere in fresco lo Champagne, anche se non ho cucinato niente di adatto ma basta un po’ di pane, burro e acciughe ed è subito festa! Che il virus non abbia a trovarci depressi e deboli..


4 commenti:

  1. Forza Cris ce la faremo e saremo più forti di prima. Ho due/tre acciughe del cantabrico in un vasetto di vetro di una catena di supermercati, va bene comunque? Un abbraccio forte e non ci pensare, ai genitori, bado io! Verremo io e Giuseppe e magari anche i seniors :-) a festeggiare i 10 anni di poverimabelliebuoni

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  2. Cara Cristina,
    il compiblog è una cosa seria e importante! Il menu è appropriatamente semplice ed elegante. Di certo le tue acciughe saranno le regine del Tirreno, debitamente accompagnate da pane e burro ottimi. E non mi esprimo sullo champagne. Mi hai fatto venire voglia, decisamente. Bisognerà che mi organizzi e me le sbafi alla tua salute.
    Spero che i tuoi stiano bene; certo non è il momento di avere persone care al nord. Il marito della mia mamma ha l'ultima parente, una cugina, in una clinica per la riabilitazione a Milano, avrebbe dovuto essere dimessa quando è arrivata l'epidemia, sono barricati tutti dentro, il personale, assicurano, non esce e stiamo sperando che se la cavino così, perché altro, oltre mandare accidenti a chi ha privatizzato la sanità chiuso ospedali e servizi di prevenzione, non possiamo fare.

    Nella tua descrizione ci sono tutti gli elementi della nuova solitudine claustrale, negativi e positivi. Per fortuna hai un giardino dove muoverti e una bella vista, se non altro. I social sono distruttivi, hai ragione, ci si perde troppo tempo in cambio di nulla, comunicazione elementare e quindi in fondo frustrante. Ma i blog sono sempre stati un'altra cosa, un filo comunicativo in grado di trasmettere molte cose, come sempre i quaderni di cucina hanno fatto nei secoli.
    Ho risposto al tuo commento sul mio blog.
    A presto.

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    1. Dici bene..Mi piacerebbe che il blog tornasse ad essere vivo come i primi tempi dove c'era un bello scambio nei commenti, ma i social hanno preso il sopravvento, comunicazione mordi e fuggi, perlopiù insulsa, se pensi che ora è tutto affidato alle immagini, alle stories e ai minivideo tik tok che mi rifiuto di capire..sono e rimango una della prim'ora del web e ne sono fiera, aperta e obbiettiva riguardo alle novità ma non mi piego alle mode insensate! Non l'ho mai fatto del resto.

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