Martedì 26 settembre, a Viareggio, nella sede del Club Nautico, ho assistito
alla tappa conclusiva del tour promozionale dei Trabaccolara days,
un'iniziativa sostenuta dalla Regione Toscana e Unioncamere, attraverso
Vetrina Toscana, presentata prima a
Firenze e poi a Milano e infine approdata al suo luogo d'origine, alla vigilia
della partenza dei tre giorni dedicati ad un antico piatto di recupero, la
pasta alla Trabaccolara, vera pietra miliare della storia gastronomica
della cittadina toscana, dove, di fronte al suo elegante lungomare
fiancheggiato da grandi alberghi e costruzioni liberty, sfila il
più famoso carnevale italiano.
Come tutte le grandi ricette della tradizione, la Trabaccolara è un piatto che nasce con gli avanzi. La “muccigna”, ovvero il pesce che non poteva essere destinato al mercato, per taglia o semplicemente perché era rimasto un po’ rovinato durante la cattura nelle reti, veniva suddiviso fra gli stessi pescatori ed usato per preparare un sugo con il quale si condivano gli spaghetti. Il nome, divertente, nasce dal fatto che la ricetta è figlia dei pescatori di San Benedetto del Tronto che all'inizio del Novecento lasciarono l'Adriatrico per emigrare nel più pescoso Tirreno. La base fu Viareggio, dove vennero ribattezzati “trabaccolari” dalla parola trabaccolo che era il tipo di barca da pesca che usavano. La pasta alla trabaccolara è detta anche “alla Viareggina” ulteriore testimonianza dello stretto legame che c'è tra un luogo e la sua tradizione gastronomica. Ma l'aspetto più curioso è che se andate a San Benedetto del Tronto non troverete la Trabaccolara! Si chiama così solo a Viareggio.
Come tutte le grandi ricette della tradizione, la Trabaccolara è un piatto che nasce con gli avanzi. La “muccigna”, ovvero il pesce che non poteva essere destinato al mercato, per taglia o semplicemente perché era rimasto un po’ rovinato durante la cattura nelle reti, veniva suddiviso fra gli stessi pescatori ed usato per preparare un sugo con il quale si condivano gli spaghetti. Il nome, divertente, nasce dal fatto che la ricetta è figlia dei pescatori di San Benedetto del Tronto che all'inizio del Novecento lasciarono l'Adriatrico per emigrare nel più pescoso Tirreno. La base fu Viareggio, dove vennero ribattezzati “trabaccolari” dalla parola trabaccolo che era il tipo di barca da pesca che usavano. La pasta alla trabaccolara è detta anche “alla Viareggina” ulteriore testimonianza dello stretto legame che c'è tra un luogo e la sua tradizione gastronomica. Ma l'aspetto più curioso è che se andate a San Benedetto del Tronto non troverete la Trabaccolara! Si chiama così solo a Viareggio.
Dal 27 al 29 settembre dunque, 100 ristoranti di Vetrina Toscana, insieme ad
alcuni ristoranti storici di Milano, propongono il piatto a base di “pesce
dimenticato”
raccontato nel piccolo volume "Trabaccolara, una storia e una ricetta
dal mare di Toscana" da un'idea del compianto Vieri Bufalari e Daniela Mugnai di Vetrina Toscana insieme al giornalista Corrado Benzio, portavoce e presentatore
dell’iniziativa durante le varie tappe.
Il gustoso libriccino di 50 pagine, realizzato anche con il contributo della Fondazione Banca del Monte di Lucca, narra un po' della storia della pesca a Viareggio e sulla costa toscana legata a questa ricetta con saggi di Corrado Benzio, Franco De Felice e Adolfo Lippi.
Il gustoso libriccino di 50 pagine, realizzato anche con il contributo della Fondazione Banca del Monte di Lucca, narra un po' della storia della pesca a Viareggio e sulla costa toscana legata a questa ricetta con saggi di Corrado Benzio, Franco De Felice e Adolfo Lippi.
Gli autori ripercorrono la storia dei pescatori di San Benedetto
del Tronto, attraverso documentazioni e racconti, arricchiti da aneddoti ed esperienze vissute in prima persona come quelle narrate da un
erede di una famiglia di trabaccolari, Andrea Palestini. Il volume narra anche,
tramite flash e foto, la storia e l’evoluzione della cucina versiliese in questo dopoguerra,
con foto storiche inedite e famosi aneddoti
come quello del pescatore Paolo
Palestini che, avendo vissuto negli Stati Uniti, parlava inglese e si fece
portavoce della comunità di pescatori per chiedere al generale Clark di aiutarli a
riprendere la loro attività di pesca liberando dalle mine il porto e la
spiaggia. Non mancano infine gustosi
gossip riguardanti personaggi storici e vip dello spettacolo dal Generale
Marshall, sì quello passato alla storia
per il piano che porta il suo nome, a Lucio Battisti ritratto rilassato e felice
dopo una scorpacciata di Trabaccolara e ancora
Roberto Benigni e Giorgio Gaber in compagnia di noti ristoratori
versiliesi, solo per citare alcuni nomi.
Corrado Benzio con Giovanna Ghilarducci, inossidabile cuoca, da ben 55 anni ai fornelli dallo storico Miro alla Lanterna al recente Acqua Salata di Viareggio
Aneddoti storico-cultural-goderecci con spassosi gossip su personaggi famosi di varie epoche da Puccini a Bontempelli a Mario Tobino raccontati con grande verve dallo scrittore e regista televisivo Adolfo Lippi, fra gli autori del libro
Andrea Palestini, vice presidente della Fondazione Banca del Monte di Lucca, discendente da una famiglia di trabaccolari e primo cittadino di Viareggio negli anni '90, ci racconta che da piccolo gli veniva vietato di frequentare il molo e i pescatori, perché non avrebbe dovuto diventare pescatore a sua volta bensì avrebbe dovuto studiare! Ma lui non si perdeva d'animo e ci andava di nascosto. Ci racconta inoltre di come i trabaccolari si siano integrati perfettamente nel contesto economico e sociale cittadino. Del resto, non portavano via lavoro a nessuno anzi incrementavano l'attività di pesca, essendo i viareggini più marinai che pescatori. Il Palestini conclude con un aneddoto che coinvolge lo sport nazionale: il calcio. Negli anni '70 si tenne un vero e proprio derby tra le squadre Viareggio e Sanbenedettese, entrambe in serie C e per la città si vedevano striscioni ineggianti "Forza Sanbenedettese" ma tutto si svolse in un'atmosfera amichevole e serena.
Tommaso Ponzanelli (quello coi baffi che fa capolino tra i sommelier), presidente dell'associazione cultural gaudente Accademia dell'Acciuga, di cui sono membro ovviamente, ha curato gli abbinamenti vini e birra durante la degustazione di Trabaccolara sulla bella terrazza del Club Nautico.
L'amica blogger Annarita del blog Il bosco di Alici e neo-membro dell'Accademia dell'acciuga, colta con ...la forchetta in pasta, durante la degustazione di penne, anziché spaghetti per esigenze di servizio buffet.
La Trabaccolara è un piatto semplice, abbastanza
misconosciuto fino a pochi anni fa. Dagli anni Sessanta fino alla grande crisi,
in Versilia dominavano le catalane, i crostacei, i risotti di mare. Poi dal
Duemila si è tornati a presentare questa ricetta che si è talmente allargata da
ritrovarla in tanti locali fuori dai confini della Versilia: da Lucca a
Pistoia, da Prato a Firenze, da Livorno a Carrara, fino a Milano, al momento
patrimonio dei ristoranti aperti da toscani.
ll ritorno della Trabaccolara ci racconta il
riappropriarsi della semplicità, della tradizione, è quello che modernamente si
definisce un piatto di recupero e sostenibile, fatto con quello che il nostro
mare ci offre.
L'elenco completo dei ristoranti che aderiscono all'iniziativa su www.vetrina.toscana.it.
LA RICETTA
La ricetta prevede che si utilizzino pesci di vario tipo come gallinella,
nasello, triglia, scorfano, pesce prete, tracina….devono essere tutti
sfilettati, spinati e spellati e poi tagliati a tocchetti come per un ragù, cotti velocemente in una
base di aglio, olio e peperoncino, sfumati con un tocco di vino bianco e con l’aggiunta
di poco pomodoro fresco. Un sughetto veloce che si cuoce nel tempo di cottura
della pasta, ci vuole solo un po’ di pazienza a preparare i pesci ma ne vale la
pena!! Il formato di pasta ideale sono gli spaghetti anche se c'è chi opta per i tagliolini o si piega alle mode come quella attuale in cui furoreggiano i paccheri. Qualcuno l'arricchisce con molluschi e crostacei.
Sul libro viene riportata la versione classica di Marzia Lombardi, cuoca dello storico ristorante Giorgio di Viareggio che non cita però il peperoncino.
Sul libro viene riportata la versione classica di Marzia Lombardi, cuoca dello storico ristorante Giorgio di Viareggio che non cita però il peperoncino.
Ho pensato di onorare i Trabaccolara days con una versione personalizzata
che richiama nei colori la festosità del carnevale di Viareggio con spaghetti
al nero di seppia e pomodorini gialli e rossi. Al posto dell’onnipresente e
abituale prezzemolo, ho usato il profumatissimo origano fresco, che conferisce una nota aromatica un po’
diversa ma adeguata. Non ho sfumato col vino bianco semplicemente per gusto
personale.
Ingredienti per 4 persone
800 g di pesci misti (meglio se da zuppa, più saporiti come gallinella, scorfano, tracina, pesce prete, nasello, triglia...)
320 g di spaghetti al nero di seppia
300 g di pomodori datterini gialli e rossi
1 spicchio d'aglio rosa
olio extravergine d'oliva
origano fresco
peperoncino essiccato e macinato qb (il mio: zenzerino di Siloe)
Pulire, sfilettare e spinare accuratamente tutti i pesci, spellarle quelli con la pelle più coriacea e tagliarli a tocchettini.
Con le teste e le lische dei pesci, anche se non previsto dalla ricetta, non ho resistito a farci un brodo da utilizzare poi in mantecatura, semplicemente facendoli cuocere in acqua lentamente fino a che si sono sfaldati e infine ho schiacciato bene le carcasse per spremere tutto il succo e fatto ridurre per concentrarlo.
Far sudare l'aglio in un po' d'olio a fuoco dolce (a me piace spremuto nello spremi aglio, quindi che rimane nel sugo, non viene eliminato come fanno tanti, faccio naturalmente molta attenzione a non rosolarlo fino a sfrigugliare ma lo faccio stufare lentamente), aggiungere i pezzettini di pesce, far insaporire, unire i pomodori interi appena spaccati, lasciar andare dolcemente allungando con un po' di brodo di pesce per cinque o sei minuti. Il pesce non deve cuocere troppo, proseguirà la cottura durante la mantecatura degli spaghetti. A tale fine il sugo deve rimanere ben bagnato. Regolare di sale.
Nel frattempo calare gli spaghetti in acqua bollente salata, scolarli a 3-4 minuti dalla fine della cottura prelevandoli con una pinza, unirli al sugo per completare la cottura aggiungendo altro brodo di pesce, scuotendo bene la padella e facendoli saltare fino a perfetta mantecatura con un filo d'olio finale, l'aggiunta di foglioline di origano fresco e una spolverata di peperoncino di media piccantezza.
Servite come più vi piace, a nido classico o stesi....a ciascuno il suo!
Ho conosciuto questo sugo grazie ad Annarita, me lo ha preparato con le sue manine sante e io ci ho fatto anche gli gnocchi nella sua sfida. Lo amo, tanto, un sugo dal gusto incredibile e anche semplice e veloce.
RispondiEliminaTu vai oltre, creando una pasta coloratissima dai contrasti decisi al gusto e alla vista.
Devo assolutamente imparare a impiattare la pasta come si deve, fa una scena incredibile stesa.
Una meraviglia. Io tutti quei pesci non ce li ho, però.
RispondiEliminaQuello che mi piace da morire è il gioco cromatico della tua versione. Stesi fanno un figurone, a nido si raffreddano meno velocemente. Comunque grazie, io questo piatto non lo conoscevo affatto.
un bacio
Mi hai infilato pure qui? mannaggia a te! E' stato un piacevole intermezzo e poi la giornata era favolosa. Giusto da mare. La tua trabaccolara oltre a essere gustosa con tutti quei pesci è bellissima da vedere. Complimenti chetelodicoaffare....
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