martedì 28 novembre 2017

IL MERLO AL LIDO



Il mare d'inverno ha un fascino particolare, anche in quelle giornate bigie dall'aria greve  che preannunciano "buriana" di scirocco.
Il litorale è semi deserto, negli stabilimenti balneari tutto è chiuso e impacchettato,  spuntano qua e là  scheletri di gazebo, rimanenze di sedie e sdraio.


Una rete di protezione  dal vento vela la vista del mare ma se ne avverte il gorgoglio sulla battigia.
Il suono giunge ovattato e infonde profonda quiete.
Dove d'estate è frastuono, colore  e caos, ora regnano i colori soffusi e  la pace come la tregua dopo la battaglia.

Il riposo del guerriero

Ed è stato proprio in un momento simile di tregua invernale che siamo andati, mio marito ed io, a trovare una vecchia conoscenza, lo chef Angelo Torcigliani,  nella  nuova sede del suo ristorante Il Merlo, a  Lido di Camaiore, all'interno di uno dei grandi stabilimenti storici della Versilia, l'Ariston Mare.

Estimatori del Merlo già da alcuni anni, non ci eravamo persi l'inaugurazione l'8 marzo, in una serata colpita da un vero diluvio che però  non aveva impedito un'incredibile affluenza di centinaia e centinaia  di persone, tutte ansiose di vedere il "nuovo" Merlo.
In seguito siamo tornati una sera a cena a fine settembre e ci siamo gustati la confortevole e solida cucina di Angelo, superbamente declinata tra terra e mare, perfettamente a suo agio nella sua nuova dimora.
Il contesto è molto curato, la sala è splendida  e piano piano si dissolve l'istantaneo sentimento di nostalgia che si prova  per il vecchio Merlo.  Il precedente ristorante enoteca di Camaiore dall'atmosfera intima e speciale, di cui avevo già scritto in un mio precedente articolo, attiguo alla rinomata gastronomia di famiglia,  che prende il nome dal padre, Claudio, si era sviluppato  a piccoli passi, prima per pochi coperti, nel locale dove si tenevano i vini in esposizione e poi in una seconda sala, ricavata da un vecchio magazzino, aggiunta per far fronte alle numerose  richieste fino all'apertura del cortile per le sere estive.
Ma il livello della cucina di Angelo e del servizio curato da  Marco Lemmetti, l'impeccabile maître di sala e sommelier, continuava a salire e a far parlare del Merlo al punto che la sede di Camaiore incominciava a diventare stretta ma soprattutto Angelo e sua moglie Annalisa che lo aiuta in cucina, desideravano mettersi alla prova e tentare un ulteriore salto di qualità.

Annalisa e Angelo

Il salto è avvenuto con l'acquisizione del ristorante inserito nell'immenso ed elegante stabilimento balneare versiliese Ariston.
Frutto di una sapiente ristrutturazione ad opera di Limusé di Gianni Francesconi, amico della coppia che già aveva firmato il precedente locale camaiorese, Il Merlo si presenta oggi con un ingresso importante, fornito di comodi salotti esterni ed interni, contornati da siepi curate e  aree verdi con palme e alberi di limoni, una spaziosa anticamera per gli ospiti con il bel bancone bar e un'ampia,  luminosa ed elegante  sala, dove le pareti sono costituite, per tre quarti da vetrate che offrono una bella vista sulla spiaggia e sul mare, arredata con grande gusto e personalità come quella che contraddistingue la cucina di Angelo e che riflette la sua evoluzione.


Il Merlo zampettando e saltellando è dunque arrivato fino al mare ma non pensiate di scorgere le piccole impronte delle sue esili zampette sulla spiaggia, piuttosto è la zampata di Angelo che si impone decisa e solida e si conferma con piatti eleganti ma di sostanza e di appagante  piacevolezza.
Scorgendo il variegato e ben congegnato menu con proposte che spaziano a 360° tra pesci, crostacei, molluschi, carni e cacciagione, verdure di stagione e prelibati annessi e connessi come funghi e tartufi, si evidenzia lo stile del "cuciniere", che non smentisce le sue radici emiliane quando si esprime in eccellenti e imperdibili paste fresche soprattutto ripiene, anche di pesce,  o si affida alla grande tradizione toscana di terra e di mare, interpretando il pescato con rispetto e maestria o  facendo capolavori con cinte senesi e pennuti nobili ma strizza  l'occhio anche alla blasonata cultura gastronomica d'oltralpe e  piemontese di cui è grande cultore, inclusi i vini che compongono la  sua leggendaria enoteca.


Si parte sgranocchiando dei lunghi grissini friabilissimi e croccanti, una bruschetta irrorata con un intenso e fragrante olio novo lucchese, cultivar Leccio del Corno, una focaccia appena sfornata e squisite olive condite con olio, erbe aromatiche e scorze d'arancia e scatta il primo brindisi con  una bollicina toscana di tutto rispetto: Montellori Pas Dosé, che avrebbe poi accompagnato l'intero pasto


Per la goduria del consorte arrivano degli invitanti  scampi avvolti in pasta brick e fritti, leggeri come nuvole, accompagnati da una crema di carciofi e carciofi croccanti, perché  non è un fan del crudo, ma poi non resiste e  ruba qualche scampo, gambero rosa e cicala dallo stupendo piatto di crudité di mare che include anche mazzancolle, ombrina, gallinella, triglia e seppie, con lattuga di mare fritta, un tocco di salsa di soia e ottimo extravergine e con  l'elegante acidità e vivace colore dei lamponi  è un piacere per gli occhi oltre che per il palato e si aggiunge alla mia sontuosa e gustosa tartare di ricciola con insalata di finocchi e julienne di seppie appena scottate!




A seguire, Angelo ci propone un piatto davvero divertente e indovinato: il calamaro alla carbonara. Calamaro di Capraia cotto alla perfezione e dal gusto intenso, accompagnato da una cremosa salsa alla carbonara, una sorta di zabaione salato e briciole di guanciale croccante dove la dolcezza e la sapidità sia suina  che salmastra si intrecciano e danzano in perfetto equilibrio con le note dolci di calamaro e salsa e la freschezza delle erbe aromatiche abbinate. Da Ola e  da bis!!

Sedendo ad  un tavolo accanto alle vetrate, mi sono divertita a scattare un po' in controluce e l'effetto non mi dispiace affatto, con le sue ombre naturali..


Un suo cavallo di battaglia, già apprezzato in altre occasioni e che riassaggiamo volentieri, per non dire divoriamo che non sta bene,  è l'uovo fritto al parmigiano con insalatina e tartufo bianco. Un'irrinunciabile ghiottoneria dalla tecnica impeccabile.

E finalmente arrivano i raviolini all'astice con la sua bisque che ero riuscita ad immortalare mentre Angelo li stava chiudendo quando,  con un tempismo perfetto, appena arrivata al ristorante, mi ero fiondata subito in cucina perché mi avevano detto che stava facendo i ravioli. Non potevo assolutamente perdermeli!

Una sfoglia che  è meglio non chiedere quanti tuorli ci sono dentro ma il colore giallo intenso ne fa presumere tanti. La generosità emiliana... ne so qualcosa, ho il parmigiano nel mio dna per parte di mamma!

Definirli intensi è riduttivo. Spettacolare anche la presentazione con questa grande ciotola scura che fa risaltare l'arancione dei raviolini. A parte sfoglia e ripieni perfetti, che non sono così scontati ma Angelo gioca in casa, immagino che li vedesse fare dalla mamma ancora in fasce e li potrebbe fare ad occhi chiusi, la bisque è il capolavoro assoluto, concentratissima e con un gusto raffinato esaltato da note fresche e aromatiche che ricordano l'anice (che va a nozze coi crostacei). "E' sfumata con il pastis",   mi rivela il cuciniere con gli occhi che brillano di soddisfazione per  l'apprezzamento. Et rien ne va plus..Amen!

Meravigliosi anche gli spaghetti "il meglio del Tirreno" con una generosa mantecatura in un ricco ragù in bianco di frutti di mare e una cottura al dente precisa, che confermano a pieno titolo la definizione riportata in carta. Non c'è altro da aggiungere se non: chapeau!


A questo punto Angelo ci avrebbe voluto far assaggiare un secondo piatto ma noi, scusandoci,  diamo forfait e lui ride perché "non mangiamo nulla"!! Questo è il bello della cucina di Angelo, che riflette il suo gusto godereccio e le porzioni le fa a sua misura, quindi sono generose seppur ben calibrate.
Ci ripromettiamo di tornare e di dedicarci ai suoi grandi piatti di carne e selvaggina!

Non rinunciamo però al dessert. E anche qui si nota l'impronta personale. Un ghiotto fa dolci ghiotti, non si scappa. La sua carta dei dolci è veramente invitante e varia, dai dolci più complessi e ricchi come lo stupendo millefoglie con crema alla vaniglia e salsa al caffè, provato la volta scorsa  e quelli che abbiamo preso  in questa occasione, ovvero  la sua leggendaria cubana e il mont blanc,  ai più freschi e sobri come  la composizione di frutti rossi, meringhe, gelatina al moscato e yoghurt greco o il simpatico "corbello" di frutta fresca e contempla anche gelati e sorbetti di sua produzione naturalmente. Non ultimo, come dice il proverbio "la bocca l'è no stracca se non la sa de vacca",  si può chiudere con una selezione di formaggi italiani. Per accompagnare i dessert non mancano proposte interessanti di  vini dolci al bicchiere.

La cubana: un semifreddo super cremoso con mousse di cioccolato e crème brûlée al rum, accompagnata da un sorbetto al lampone. Mi viene ancora  l'acquolina in bocca mentre scrivo..


Elegante, delicato e originale nella presentazione  il mont blanc di "spaghetti" di marroni  in equilibrio su una base di meringa e panna montata con bocconcini di marroni, guarnito con violette candite, che non sono la mia passione ma qui ci stanno proprio bene e donano un tocco di grande classe.

E con un buon caffè si conclude il nostro pranzo, si fanno ancora un po' di foto al locale, mettendo in posa anche l'inossidabile maître Marco Lemmetti ed Elisa la ragazza di sala;  si saluta l'ultimo tavolo rimasto, due irriducibili che danno soddisfazione al cuciniere e  fanno il bis di millefoglie dopo essersi scolati una bottiglia a testa che noi a confronto, sembriamo malati!!


Infine si saluta anche Angelo e si chiacchiera ancora un po' con lui mentre ci fa fare il tour dello stabilimento balneare che è immenso, con un'enorme piscina che d'estate viene riempita con l'acqua di mare. Le eleganti cabine in muratura sono chiuse da grandi tapparelle protettive e sono inserite in una cornice  verde molto curata e coreografica.


Nel  piccolo spazio esterno del ristorante, scorgiamo il pentolone che Angelo  usa per le esibizioni o per gli eventi dove spadella chili di pasta davanti ai commensali e rammentiamo gli eventi a cui abbiamo assistito anche noi, come quello dello scorso anno nella jam session culinaria al Minerva Beach.


Tra un amarcord e una promessa di rivederci, ci congediamo che sono quasi le quattro pomeridiane, ringraziamo ancora Angelo per la gradevolissima esperienza,  salutiamo anche il simpatico soldatino di piombo all'ingresso, preludio delle decorazioni natalizie interne e andiamo a farci una passeggiata digestiva per le vie di Forte dei Marmi progettando già di tornare al più presto al Merlo e di godere ancora della sua confortevole, appagante cucina e atmosfera.

LUNGA VITA AL MERLO!!




sabato 25 novembre 2017

ACCIUGHE E CARCIOFI IN FRICASSEA PER IL CALENDARIO DEL CIBO ITALIANO



E te pareva che non ci provassi con le acciughe!!!
E' una vecchia ricetta  ripescata dalla raccolta Un'Acciuga al Giorno dove avevo l'impellenza di inventarne di tutti i colori con le acciughe per riempire le 365 giornate dell'anno + 1 per il bisestile naturalmente!! Ora che ci penso, avrei anche potuto chiamare la raccolta: Il Calendario delle Acciughe.
Sono dunque in sintonia con Il Calendario del Cibo Italiano che oggi dedica una giornata alla fricassea.
La fricassea è sicuramente più usuale con le carni. Per sviluppare la mia idea ero andata dritta a rileggermi  un intoccabile per questi piatti classici: PELLEGRINO ARTUSI, e poi al solito, elaboro a modo mio, anche perché bisogna adattarla ad una cottura breve per le acciughe. Decido di "rendere più grata la fricassea" e, anziché con i funghi, come indica l' Artusi, opto per i carciofi. A questo punto,  ho tutti gli ingredienti, parto con la preparazione, sperando che l'Artusi non si rivolti nella tomba o venga a visitare i miei sogni notturni trasformandoli in incubi!!

Per 2 persone:

20 acciughe fresche pulite e diliscate
2 carciofi morelli toscani
1/2 carota, 1 gambo di sedano, 1/2 cipolla rossa piccola
qualche foglia di basilico
2 uova, succo di 1/2 limone
olio evo, farina, sale e pepe qb

Faccio un battuto di sedano carota e cipolla e faccio rosolare in olio evo con qualche foglia di basilico che poi toglierò "perché potrebbe far bruttura nella fricassea" come sostiene Artusi. Butto i carciofi tagliati finemente, lascio tostare e insaporire poi bagno con un cucchiaio d'acqua e faccio stufare a padella coperta per 3-4 minuti fino a totale assorbimento dell'acqua, dopodichè aggiungo anche le acciughe precedentemente infarinate, salto a fuoco vivace, senza rimestare, solo scuotendo la padella, allungo con un cucchiaio d'acqua e porto a fine cottura per altri 3-4 minuti. Gran finale, secondo le istruzioni artusiane : "quando siete per mandarla in tavola, ritirare la cazzaruola dal fuoco e versateci sopra poco per volta, mescolando, i rossi d'uovo frullati con l'agro del limone" e così ho fatto, sbagliando però perché distrattamente ho buttato le uova intere ma mi sembra che fosse stra-buona lo stesso!!! Si è formata una cremina perfetta, voluttuosa  e agra nel contempo, che  si accompagnava meravigliosamente sia ai carciofi che alle acciughe sostenute dal battuto di sedano carote e cipolle che occhieggiano infatti dalla fricassea.

Una vera delizia. E ancora una volta le mie piccole acciughe si prestano a preparazioni inconsuete e impensabili, non sono fantastiche?


martedì 7 novembre 2017

SPAGHETTI ALL'OLIO NOVO E COLATURA DI ALICI OMAGGIO A PEPPE GUIDA




La Giornata Nazionale della Colatura di Alici ce l'abbiamo solo noi!!! Oggi grandi festeggiamenti sul Calendario del Cibo Italiano con questo  primo post introduttivo in cui, oltre a fornire tutte le informazioni storico, culturali e culinarie sulla colatura,  abbiamo annunciato la collaborazione con la Festa della Colatura di Cetara, organizzata dal Comune di Cetara insieme all'Associazione Amici delle Alici e all'Associazione per la valorizzazione della Colatura di Cetara Dop, in programma a Cetara, perla della costa amalfitana,  nel weekend 1-3 dicembre,  a cui parteciperanno alcuni food blogger in rappresentanza del calendario, inclusa la sottoscritta:

Cinzia Martellini Cortella - Cindy Star blog – Verona
Sabrina Gasparri - LesMadeleines di Proust blog - Bologna
Ilaria Talimani - Soffici Blog - Genova
Anna Laura Mattesini - Eat Parade blog - Cosenza
Pasquale Alberico - I sapori del Mediterraneo blog – Marcianise
Cristina Galliti - Poverimabelliebuoni blog – Livorno

Ci aspettano interessanti visite ai luoghi di produzione della colatura di alici e cercheremo di farci onore nella gara gastronomica intitolata ad Ezio Falcone, il compianto ricercatore storico e sostenitore della cultura gastronomica della costiera amalfitana,  fra i primi promotori della colatura di alici.  Il concorso è stato introdotto nel 2012, mentre la festa si svolge dal 2006; fra i giudici:  chef del calibro di Peppe Guida e Cristian Puglisi, oltre che giornalisti ed esperti del settore.



Ed è proprio lo chef Peppe Guida dell'Antica Osteria Nonna Rosa, grande estimatore ed interprete della colatura di alici di Cetara, il protagonista del secondo post odierno  del nostro Calendario dedicato al prezioso liquido ambrato, definito dallo chef "umami mediterraneo".
In contemporanea, dunque,  con la pubblicazione  dell'intervista a questo  nostro ospite illustre, propongo la mia interpretazione di una sua ricetta rivelatami per grandi linee al telefono dallo chef stesso, sperando di aver interpretato bene le sue istruzioni!!

Personalmente sono una grande appassionata di colatura, mi diverto ad utilizzarla nei modi più svariati da molto tempo. Nel blog ci sono già alcuni esempi, vedi il Tataki di palamita, dove la marinata, precedente la scottatura, è composta da colatura, miele, olio, limone e aromi. L'ho utilizzata anche per insaporire la "muddica" da cospargere sulla pasta con le sarde o acciughe oppure in un vero crumble al nero di seppia su spaghetti ai pomodori gialli...



SPAGHETTI ALL'OLIO NOVO, EMULSIONE AL PREZZEMOLO E COLATURA DI ALICI 



Ingredienti a sentimento:

Spaghetti del Pastificio dei Campi di Gragnano
Olio "novo" extravergine d'oliva toscano
un mazzo di prezzemolo fresco non trattato, foglie e gambi e possibilmente anche le radici, se potete e se conoscente la fonte
acqua gassata ghiacciata
Colatura di alici di Cetara

Lo chef mi aveva detto di aver risottato gli spaghetti nell'olio "novello" ( in Toscana diciamo "novo" :-) mantecando da ultimo con un'emulsione fatta frullando  prezzemolo, foglie, gambi e radici  e acqua gassata ghiacciata (io a dire il vero  ho scolato la pasta a metà cottura  e l'ho mantecata gli ultimi minuti con l'emulsione e l'olio) . Infine si completa con il tocco della colatura dosata goccia a goccia, fuori dal fuoco, in modo che non cuocia ma, a contatto con il calore gentile della pasta, rilasci i suoi gradevoli effluvi che uniti a quelli del prezzemolo fresco e dell'olio nuovo, creano un insieme meraviglioso.

Il lusso della semplicità e dell'esaltazione degli ingredienti, che contraddistinguono lo chef,  che ha sempre la materia prima giusta!!






lunedì 6 novembre 2017

MOUSSE DI PERE SPEZIATA CON RICOTTA AL LIMONE E ACCIUGHE ALLA COLATURA



Della serie....Al contadino non far sapere quant'è bòna l'acciuga con le pere!!

Ringrazio per l'incipit il neo amico sommelier Andrea Ruglioni,  autore del singolare blog Bacco si è fermato a Bolgheri,   e invito a leggere il brioso ed interessante post di Anna Laura Mattesini per la Giornata Nazionale della Pera per Il Calendario del Cibo Italiano   corredato da golosissime proposte dolci e salate in cui la pera è protagonista.

Non sono riuscita a produrre un piatto espressamente per questa giornata ma pescando nel  blog, ho trovato una proposta sfiziosa del 2012  che contiene  un ingrediente che prelude  a quello che sarà il tema di domani ma che non svelo....e quindi come potevo resistere al riciclo?

MOUSSE SPEZIATA DI PERE CON RICOTTA AL LIMONE E ACCIUGHE ALLA COLATURA



Ingredienti per 4 bicchierini

200 g di  pera kaiser/abate
120 g di ricotta vaccina
1 cucchiaino di polpa di zenzero grattugiata
una puntina di cannella in polvere
1 cucchiaino di zucchero di canna
1/2 cucchiaino di scorza grattugiata di limone
4-5 acciughe fresche
colatura di alici di Cetara
pangrattato
olio evo


Sbucciare la pera, tagliarla a tocchetti e cuocerla in un pentolino coperto e a fuoco dolce con lo zucchero di canna, lo zenzero grattugiato e la cannella. Far raffreddare e frullare fino ad ottenere una mousse soda. Mettere in frigorifero.
Lavorare a crema la ricotta, unire le scorze di limone. Porre in frigorifero.
Pulire e sfilettare le acciughe mantenendo la codina. Creare una panatura miscelando il pan grattato con  qualche goccia di colatura di alici e olio evo, cospargere sopra le acciughe fresche  e passare sotto il grill a 180° per 5-6 min o finchè saranno ben dorate.
Nel frattempo, togliere dal frigorifero la mousse di pera,  preparare i bicchierini colmandoli per 2/3 con la mousse di pera, completare con la  crema di ricotta utilizzando un sac à poche con il beccuccio a stella, e da ultimo posizionare dei tocchetti di acciughe ancora calde in modo da creare un piacevole contrasto freddo/caldo e morbido/ croccante, oltre che dolce/salato.

Ovviamente diventerà un antipasto o un finger, non la proporrei come dessert!!!








domenica 29 ottobre 2017

ATTENTI A QUEI DUE!! OSTERIA MOME' LIVORNO


L'Osteria Momé con il suo vivace e fantasioso chef  Gabriele Polonia e la sua dolce compagna Simona Bulla, impeccabile padrona di casa, si è imposta sin dal suo esordio, poco più di un anno fa,  come un faro abbagliante in una città come Livorno che, per essere gentili,  non brilla certo nel panorama gastronomico italiano.  
Gabriele, 31 anni, livornese doc, si forma gastronomicamente nella macelleria di famiglia e in seguito ad esperienze di lavoro e di vita, viaggi e scambi culturali, elabora un suo stile personale  fatto di passione ed istinto e di continua ricerca, totalmente aperto al nuovo e al piacere della scoperta.  Osa e stupisce con guizzi a tratti geniali e,  dopo una maturazione intelligente e costante,  non si butta in  pericolosi voli pindarici ed assurdi estremismi bensì procede con i piedi in terra, testa ben salda sulle spalle e mano solida e precisa oltre che veloce! Ha un carattere gioviale, simpatico e brioso, serio e concentrato nel suo lavoro.


E' stato un piacere infatti osservarlo nella minuscola cucina del suo ristorante, mentre tagliava, tritava, spadellava e infornava con una velocità e una disinvoltura da chef di lunga esperienza quando, per una serie di coincidenze mi è capitato di approfondirne la conoscenza e di poter assistere a delle prove generali del nuovo menu autunno inverno per cui ho fatto ben volentieri da "cavia".
Lo aiuta in cucina il giovanissimo Simone Corucci, preciso e compito.


Ero stata la prima e unica  volta a cena al Momé con mio marito solo a fine settembre e ne ero  rimasta subito  impressionata, ciò che avevo assaggiato andava ben oltre le aspettative di  quello che avevo letto e che mi avevano raccontato. Anche il servizio e l'accoglienza calda di Simona ci avevano catturati. Gentile, garbata e sorridente, molto attenta e dai modi professionali ma non ingessati. Simona è anche l'autrice dei disegni dal delicato e piacevole stile fiabesco a tratti ironico e caricaturale che decorano le singolari pareti azzurre del Momé, che prende il nome dall'affettuoso  soprannome con cui la giovanissima illustratrice-sommelier viene chiamata in famiglia. 


Il menu è ben congegnato con proposte di pesce, verdure, carne e quinto quarto. La formula è giovane e commercialmente appetibile, come i piatti, di cui si  può ordinare la porzione intera o la mezza porzione permettendo così di divertirsi ad assaggiare tante portate e contenere la spesa. Convenienti sono inoltre i menu degustazione in cui ci si affida alla fantasia dello chef, scegliendo solo il numero delle portate e comunicando eventuali intolleranze. 
I titoli dei piatti sono accattivanti e divertenti, molti sono i  riferimenti alla cultura gastronomica labronica, toscana e di altre regioni italiane. La filosofia di cucina che ispira e motiva maggiormente Gabriele è proprio quella di onorare soprattutto la propria città con rivisitazioni di grandi classici in chiave contemporanea ma soprattutto ironica. Non mancano proposte confortevoli, meno sperimentali e più facili ma mai banali.

Ed ecco che nascono creazioni come l' Omaggio a Gagarin: dei gustosi gnocchetti, assaggiati la prima volta al Momé ma non fotografati,  fatti con la torta di ceci che il giovane chef presenterà a breve in un cooking show a  Maredivino, 18 e 19 novembre a Livorno,  e che strizzano l'occhio al più famoso "tortaio" di Livorno, cioè Gagarin, non il celebre astronauta russo!!! Gli gnocchetti vengono serviti con la spuma bionda di rito,  che accompagna il 5&5 più verace, ovvero  il panino con la torta di ceci, lo Street food di Livorno!

E ancora le Cozze al tramonto, rielaborazione di un classico che prevede uova strapazzate con pomodoro e cozze, risolto con l'uovo dal cuore morbido e voluttuoso cotto a bassa temperatura e l'altrettanto voluttuosa salsa di pomodoro e le cozze piene e saporite a fare da ancelle. Un piatto da scarpetta senza vergogna!


Il Brodo di sassi con la neve di Firenze  è un piatto poetico e commovente, iconico e leggendario, testimone  di un passato dove la miseria e la fame aguzzavano l'ingegno fino a far bollire i sassi del mare con quelle poche alghette attaccate per estrarne tutto il sapore. Pratica impossibile da proporre oggigiorno! Il brodo di sassi di Gabriele è un concentrato di  mare, dal  gusto intenso di salmastro e  di scoglio, frutto di grande tecnica. La neve di Firenze è una pastina, poco nota,  di origini antichissime fatta a scagliette piccole e finissime che va versata  nel brodo bollente, direttamente al tavolo nel piatto del commensale,  e si scioglie come neve, da cui il nome. Infine galleggiano in superficie  delle delicate seppie soffiate. Il brodo nero lambisce i bordi del piatto come le onde del mare lambiscono la riva ed è volutamente scuro a ricordare il mare di notte,  misterioso e poco invitante ma che invece cela un gusto ammaliante, che ti seduce dalla prima cucchiaiata e ti fa innamorare perdutamente e ti tingi volentieri i denti di nero! Da ola!


Stuzzicante il  Paté  maison,  di fegatello e carne di maiale, con cipolle in agrodolce e...tenetevi forte....pop corn di cotenna di maiale. Un piatto veramente "pop", non c'è che dire!!



Semplicemente Piemonte:  lingua, salsa tonnata, crema di peperoni e bagna cauda...semplicemente Piemonte, appunto! che altro aggiungere?


Quattro passi nell'orto: titolo azzeccatissimo per un piatto green da leccarsi i baffi con crema di patate, verdure e legumi,  polvere e cialda croccante di cavolo nero. Ne farei anche otto di passi in questo orto!

La quaglia in rosa con tre consistenze di barbabietola: ridotta in crema, in polvere e in cialda croccante, senza contare quella cotta, presentata a fettine e pure le foglioline più tenere della parte fogliare della radice rossa. Della quaglia, le coscette disossate e avvolte in una saporita pancetta e i petti cotti a dovere.  Gustoso, succulento e divertente. La foto non gli rende giustizia, chiedo venia...


Infine, disobbedisco a chi mi avrebbe sconsigliato di pubblicare questo Tramezzino di crostacei col suo guazzetto  perché non completo e da correggere in quanto manca l'accompagnamento di verdure e la farcia del tramezzino è troppo spessa, così come il pane poco tostato. Ma i colori del piatto sono già belli e il  gusto è semplicemente irresistibile, così intenso e concentrato,  che non posso fare a meno di condividerlo e invitare chi  legge a provarlo, lo  troverà d'ora in poi realizzato comme il faut e con tutti gli annessi e connessi. Io ci torno di sicuro e non solo per questo piatto! Anche per i dolci, perché a questo giro  non ce l'ho fatta..

Che altro aggiungere?  Ringrazio innanzitutto Gabriele per avermi invitata nella sua cucina e per la sua disponibilità a rispondere alle mie domande e naturalmente ringrazio anche Simona per la piacevole compagnia.
Riprendo infine l'incipit del titolo:  ATTENTI A QUEI DUE!!  Eh sì, si sono già accorti di Momé la Guida Ristoranti dell' Espresso e del Gambero Rosso;  non mi resta che complimentarmi per i brillanti risultati d'esordio con l'ingresso nelle due principali guide gastronomiche italiane ed augurare a questi ragazzi, mossi da grande tenacia e coraggio e da un entusiasmo contagioso, di continuare per questa strada che sembra proprio quella giusta. Avanti così ragazzi, avanti tutta!! 



tel. +393927805007






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